LE IMPONENTI statue di Buddha che dominavano la valle purtroppo non ci sono più, distrutte dalla furia iconoclasta dei Talebani guidati dal Mullah Omar. Oggi però, 14 anni dopo lo scempio dei fondamentalisti, la valle di Bamiyan, nell'Afghanistan centrale, prova a risorgere, nonostante il Paese sia ancora sconvolto dalla violenza.

Grazie anche alla relativa stabilità di questa zona, nuovi flussi turistici stanno interessando questo luogo distante 230 km da Kabul. Merito anche della creazione del Parco nazionale di Band-e-Amir, il primo dell'Afghanistan, inaugurato nel 2009, in occasione dell'Earth Day. L'area è famosa per la presenza di sei splendidi laghi dalle acque cristalline, dove si riflettono le sfumature di cobalto del cielo che avvolge le montagne dell'Hindu Kush.

La valle non ha ancora riconquistato la fama internazionale guadagnata tra gli anni '60 e '70, ma nonostante i problemi del Paese un migliaio di turisti afgani visita ogni settimana Band-e-Amir nel periodo estivo nonostante sia piuttosto complicato raggiunge la zona a causa delle violenze e degli scontri che infestano le aree limitrofe. I rischi di imboscate i pochi collegamenti aerei rendono difficile spingersi sin qui. Per questo negli ultimi decenni il numero dei turisti stranieri è drammaticamente crollato, anche se qualche sparuto e temerario viaggiatore occidentale si vede. Ma la ripresa del turismo nazionale fa ben sperare per il futuro: quest'anno la città di Bamiyan è stata eletta capitale culturale dell'Asia meridionale.
Bamiyan, la valle dei Buddha distrutti prova a risorgere 14 anni dopo

Continua però a farsi sentire l'assenza dei Buddha, che per 15 secoli avevano dominato la valle. Per ora sono falliti i tentativi di ricostruzione delle imponenti statue (una delle due era alta 38 metri e risaliva a 1800 anni fa, l'altra era alta 53 metri ed aveva 1500 anni) ma l'Unesco, che annovera il sito nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanità, ha deciso di bandire una gara, lo scorso novembre, per la riqualificazione dell'area e la costruzione di un centro culturale permanente che ricordasse i due monumenti sacri.