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国連のリビア特使であるベルナルディノ・レオン氏に収賄の嫌疑

 

 国連リビア特使であるベルナルディノ・レオン氏の任期はすでに切れているが、ろレオン氏がリビアの内戦を調停する役割を果たしていた頃から、内戦の片方に荷担しているとされた国が昨年設立したある組織のポストで、毎月5万ユーロの報酬を受け取ることが取り決められていたという。イギリスのガーディアン紙がこのほど発表したメールによると、この国はアラブ首長国連合であり、国連特使としてのレオン氏の任務の公平さに疑念が抱かれることになった。

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All’inviato Onu in Libia Leon un lavoro da 50 mila euro da un paese coinvolto nella guerra

Una serie di mail mettono in dubbio l’imparzialità del diplomatico spagnolo
 
 
 L’addio di Bernardino Leon, inviato Onu in Libia, era atteso da tempo. Meno noto è che durante l’estate - mentre era nel pieno del suo ruolo di mediatore - ha negoziato un compenso di 50 mila euro al mese per un incarico creato solo lo scorso anno da uno dei Paesi accusati di sostenere da dietro le quinte una delle parti nella guerra civile che Leon, per conto dellOnu, doveva far concludere: gli Emirati Arabi Uniti. È quanto rivela il britannico Guardian che pubblica una serie di mail che mettono in dubbio l’imparzialità del diplomatico spagnolo e ricorda come gli Emirati e l’Egitto siano accusati di sostenere il governo Internazionalmente riconosciuto di Tobruk - per il quale nella sua corrispondenza Leon scrive esplicitamente di parteggiare - mentre Qatar e Turchia quello islamista di Tripoli. 

 

Il diplomatico spagnolo, che chiuderà oggi con l’ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza Onu il suo lavoro lasciando la patata bollente ed irrisolta della riconciliazione libica al tedesco Martin Kobler, assumerà l’incarico di direttore generale della «accademia diplomatica» degli Emirati. Si tratta, scrive il Guardian, di una sorta di think tank finanziato dallo Stato per promuobere la politica estera degli emirati ed addestrare i suoi diplomatici. 

 

Il Guardian sostiene che «il nuovo lavoro di Leon negli Emirati pone in dubbio la sua imparzialità come mediatore Onu per la pacificazione» della Libia. 

In una mail al Guardian Leon ha negato qualsiasi conflitto di interesse, ricordando che era sua intenzione lasciare l’incarico Onu entro il primo settembre. Ma da altre mail viste dal quotidiano britannico dimostrano che a Leon l’incarico è stato offerto a giugno, seguite a luglio da richieste di aumento del compenso per coprire le spese di alloggio. Ad agosto l’annuncio che si sarebbe trasferito con la famiglia a Abu Dhabi, il più ricco dei 7 emirati che formano lo stato del Golfo. 

 

Non solo. In una mail inviata il 31 dicembre 2014, 5 mesi dopo aver ottenuto l’incarico Onu, Leon scriveva dal suo account personale al ministro degli Esteri emiratino, Abullah bin Zayed. Nel testo Leon, tra l’altro, affermava: «Non intendo lavorare ad un piano politico che includa tutti», aggiungendo di avere una strategia «per delegittimare completamente» il General National Congress, il `Parlamento´ di Tripoli. Sempre nella mail Leon ammette: «Tutte le mie mosse e proposte sono state confrontate con (ed in molti casi messe a punte dal) Parlamento di Torbuk e (con l’ambasciatore libico negli Emirati) Aref Nayed e (l’ex premier libico ora residente negli Emirati) Mahmud Jibril». 

 

Nella chiusa Leon scrive: «Io posso aiutare a controllare il processo mentre sono qui. Tuttavia, come lei sa, non penso di restare qui a lungo...Sono considerato come sbilanciato a favore di Tobruk. I consigliato gli Usa, il Regno Unito e l’Ue di lavorare con voi». 

 

Leon ha sostenuto con il Guardian che questo testo non significa nulla e di averne scritti di simile alle altri parti perché «il mio obiettivo era conquistare la fiducia» di tutti gli attori in gioco. 

 

Il Guardian ricostruisce però di aver contattato Leon lunedì e questi ha prima smentito di aver concluso l’intesa per il lavoro. Ha poi inviato una mail solo ieri mattina sostenendo di «non aver firmato ancora il contratto», chiedendo al Guardian di non pubblicare l’articolo sulla trattativa con Abu Dhabi, offrendosi in cambio di dare un’intervista. Sempre ieri, però, ha ufficializzato il suo nuovo incarico ad Abu Dhabi. 

 

Leon da parte sua sostiene ora che le sue mail sono state manipolate per rappresentare un punto di vista voluto del suo lavoro. Ha aggiunto che aveva pensando di dimettersi dal suo incarico in Libia gia ai primi di gennaio (poco più di cinque mesi dopo aver iniziato) - nella migliore delle ipotesi a conferma del suo scarso convincimento - e di assumere «un incarico accademico in America. Solo molti mesi più tardi, quando il mio contratto con l’Onu stava per concludersi, ho ripreso i colloqui sul mio futuro lavoro».