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フランスの思想家のアンドレ・グリュックスマン死す

 フランスの思想家のアンドレ・グリュックスマンが昨晩、パリで亡くなった。享年78歳。五月革命を支持し、人権を守る活動家であり、フランスの二つの世代を結ぶ思想家だった。
 アンドレ・グリュックスマンは、2006年に発表した自伝『怒れる子供たち』において、「わたしは知識人である前に子供であり、子供でありつづける」と語っている。父親は1940年に死去し、母親はレジスタンス運動に身を捧げた。アンドレは、両親のないユダヤ人の子供によくみられるように、ドイツ軍による占領下のフランスで隠れ住んでいた。
 この「怒れる子供」は成人となったアンドレのうちにずっと生き続けていた。1970年代には有名な「ヌーボー・フィロソーフ」の仲間入りをしたが、同じ頃レイモン・アロンと出会い、ソルボンヌ大学で彼の助手になった。アンドレはアロンとともに地政学的な戦いに加わり、共産主義ベトナムから逃れてきた難民ボート・ピープルの支援、1999年のセルビアへの軍事介入の支援、ロシアとの戦争でのチェチェン人の支援など、活発に活動した。
 2007年にル・モンド紙に発表した有名な記事で、グリュックスマンはサルコジ大統領を絶対的に支援することを発表した。しかし2012年には失望を表明した。難民問題とロシアとの関係で意見が合わなくなったのだ。「サルコジはいい人だが、わたしは自分の批判的な精神を大事にしたい」と語ったのである。

 

www.lastampa.it

Addio a Glucksmann, filosofo arrabbiato

André Glucksmann è morto nella notte a Parigi all’età di 78 anni: protagonista del Maggio francese, militante per i diritti umani, fu punto di collegamento fra due generazioni di intellettuali.
AFP

André Glucksmann a Parigi nel 1977

 
 
«Prima di essere intellettuale, sono e resto un bambino», diceva di sé André Glucksmann, il filosofo francese morto nella notte a Parigi all’età di 78 anni. Un bambino arrabbiato, come raccontò lui stesso nell’autobiografia Une rage d’enfants , pubblicata nel 2006, in cui una delle prime scene lo vede orfano ribelle in un istituto ebraico mentre tira una scarpa in testa ai notabili sopraggiunti per festeggiare la pace ritrovata. Suo padre era stato ucciso nel 1940, sua madre era entrata nelle file della Resistenza, e lui aveva seguito il destino dei tanti bambini ebrei senza genitori che sotto l’occupazione tedesca vivevano in clandestinità.  

 

Di quella rabbia di bambino André ha portato traccia in ognuna delle battaglie condotte durante la vita adulta, sin da quando negli anni Settanta partecipò al gruppo dei «nouveaux philosophes», in segno di rottura con il marxismo dominante. Partecipa alle manifestazioni del maggio parigino nel 1968 dopo aver incrociato Raymond Aron, uno dei pochi intellettuali di centro destra che circolassero in quegli anni in Francia, di cui diventa assistente all’Università della Sorbona. Con lui comincia la grande avventura delle battaglie geopolitiche, che lo porterà negli anni a schierarsi per i rifugiati vietnamiti che scappavano dal comunismo (i cosiddetti “boat people”), a favore di un intervento militare contro la Serbia nel 1999, in difesa dei ceceni durante la guerra con la Russia e via via sul filo di posizioni sempre più atlantiste e anti-pacifiste.  

 

In un celebre articolo su Le monde nel 2007, Glucksmann si schierò senza riserve a fianco del candidato alla presidenza della Repubblica Nicolas Sarkozy. Era rimasto colpito da quella «rupture» che scandiva la sua campagna elettorale, di fronte a una sinistra che gli sembrava sempre più inadeguata a reggere le sfide del Paese: «Una Francia generosa non dimentica gli oppressi, dai boat people vietnamiti, ai sindacalisti di Solidarnosc, alle vittime del fascismo argentino, ai torturati cileni, ai dissidenti russi, bosniaci, kosovari, ceceni - scriveva allora - La possibilità di aprirsi fraternamente al mondo è iscritta nel nostro patrimonio culturale, vedi Montaigne, vedi Hugo... Nicolas Sarkozy è oggi l’unico candidato che si inserisce nel solco di questa Francia del cuore». La delusione arrivò nel 2012, quando in una lunga intervista a Libération, il filosofo ammise di essere «più che deluso, critico», e di non aver condiviso troppe scelte del presidente Sarkozy, in particolare il suo atteggiamento nei confronti degli immigrati e - in politica estera - i rapporti con la Russia: «Sarkozy è una persona simpatica, ma tengo di più al mio spirito critico».  

 

Da qualche anno il filosofo arrabbiato era diventato nonno: suo figlio Raphael ha sposato una politica georgiana e nel 2009 è stato anche consigliere del presidente georgiano Mikhail Saakashvili. Il rapporto tra Raphael e suo padre è sempre stato forte e intenso, e hanno firmato a quattro mani il libro Il maggio 68 spiegato a Nicolas Sarkozy : «Io sono un esaltato, ma nella mia esaltazione sono calmo - disse una volta Raphael -Mio padre invece è da sempre ossessionato dalla contemplazione del male, in un senso profondo e non manicheo ».