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新しい世紀の殉教

ケニアのガリッサの大学ではキリスト教徒だけが選別されて殺害されました。ある統計によると、2014年は悲劇的な年で、一年間に4334人のキリスト教徒が、信仰のために殺害されたそうです。毎日11人を超える人が殉教していることになります。今年がさらに悲劇的な年とならないとよいのですが。

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 L’eco del massacro di Garissa, con i carnefici che selezionano le vittime in base al loro credo, rimbalza al di fuori del Kenya in guerra a bassa intensità con i fondamentalisti somali e, senza perdere d’intensità, risale verso la Repubblica Centrafricana, la Nigeria, il Sudan, su e su ancora fino a investire la Libia, il Sinai egiziano, la Siria, l’Iraq, quell’inquieta mezzaluna allargata in cui i cristiani conoscono oggi il peggiore dei mondi possibili.  

 ケニアのガリシアの大学で行われた虐殺は、犠牲者をその宗教によって選び出した。この出来事の反響は、ソマリア原理主義者たちによる「弱められた戦争」として、ケニアの国外にも鳴り響いている。中央アフリカ共和国、ナイジェリア、スーダンへと、決して弱まることなく鳴り響き、さらにリビアシナイ半島のエジプト支配地域、シリア、イラクへと、ますますその残響を強めている。不安を掻き立てるイスラーム戦士たちの旗が掲げられる地域は拡大し、キリスト教徒たちはj毎日、自分たちが最悪の世界に生きていることを知らされているのである。

 

Martiri del nuovo secolo  

Indipendentemente dall’orientamento politico gli indicatori internazionali concordano sul quadro generale: i cristiani sono sotto attacco e il fenomeno è in crescita. Secondo l’organizzazione Open Doors International nell’ultimo anno la pressione sulle chiese è diminuita in 11 Paesi ma è rimasta stabile in 7 ed è aumentata in 29. Gli osservatori del World Watch Monitor concordano sul fatto che il 2014 sia stato un anno tragico con almeno 4334 persone ammazzate nel nome di Gesù e oltre mille luoghi di culto distrutti per la stessa ragione.  

  政治的な方向性とは別に、国際的な指標が語る一般的な状況は一致している。キリスト教徒への攻撃が深刻化しており、こうした現象は増えるばかりなのである。「オープン・ドアーズ・インターナショナル」の昨年のデータによると、11か国でキリスト教徒への圧力が弱まったものの、7か国では前年並であり、29か国では圧力が高まっているのである。ワールド・ウォッチ・モニターの観察でも同じことが確認されている。2014年には悲劇的な年になった。全世界で4334人のキリスト教徒がイエスの名において殺されており、さらにキリスト教の千か所以上の宗教施設が破壊されたのである。

L’offensiva è globale, se tra i primi 5 Paesi nemici dei cristiani compare la Corea del Nord, lontanissima geograficamente e ideologicamente dall’epicentro del neo jihad. Eppure, le altre 4 maglie nere sono Nigeria, Siria, Repubblica Centrafricana e Kenya, vale a dire Stati in cui a bersagliare i preti e le loro comunità sono gruppi come Boko Haram o Isis che, piaccia o meno alla stragrandissima maggioranza delle moschee, rivendicano la loro identità di musulmani modello.  

  キリスト教への攻撃は世界的な現象である。もっともキリスト教に敵対的な国を五カ国あげてみると、第一は北朝鮮であるが、この国は「新たな聖戦」の中心地からは地理的にもイデオロギー的にも遠く離れている。しかし残りのキリスト教にもっとも敵対的な国の四カ国は、ナイジェリア、シリア、中央アフリカ、ケニアである。これらの国ではボコ・ハラムや「イスラム国」(ISIS)などの組織が、キリスト教の聖職者たちとその宗教的な集団を標的として狙っているのである。これらの勢力は、イスラーム・モデルをアイデンティティとして標榜すること、モスクのほとんどすべての信徒たちに受け入れられているのである。

È scontro con l’islam?  

La paura mangia l’anima e quella dei cristiani di Medioriente e pendici sembra oggi particolarmente vorace. Siamo di fronte alla riedizione dello scontro tra islam e cristianesimo? All’indomani dell’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo molti imam, come il parigino Hassen Chalghoumi negarono la nuova guerra santa sottolineando come il 95% dei caduti del terrorismo fossero musulmani. Il dato deriva da uno studio del 2011 dell’americano National Counter-Terrorism Center secondo cui quando è possibile determinare la fede delle vittime degli attentati degli ultimi 5 anni la percentuale dei musulmani si attesta tra l’82% e il 97%. Il problema è però nella difficoltà di stabilire in cosa credessero i morti, obietta chi, come il centro Pew, stima che tra persecuzioni fisiche e marginalizzazione politica e culturale i cristiani rappresentino al momento almeno il 70% dei casi di discriminazione religiosa.  

  中近東地域に居住するキリスト教徒たちの心を、恐怖がむしばんでおり、現在ではその傾向がとくに顕著になっているようである。わたしたちはイスラー教とキリスト教の新たな対決の場に直面しているのであろうか。フランスの週刊誌チャーリー・ヘブドの襲撃が行われた翌日に、パリに居住するハッセン・チャルグーミ氏のような多くのイスラーム教徒は、新たな聖戦が再発しているという考え方を否定し、テロの犠牲者の95%はイスラーム教徒だったと指摘している。この95%という数字は、アメリカ合衆国で2011年に発表された「国家テロ対策センター」(NCTC)の調査によるものである。この調査では過去5年間のテロの犠牲者の信仰していた宗教を確認できた範囲では、イスラーム教徒が犠牲者になる比率が82%から97%に達していたと指摘している。ただし問題は、死者が本当にどのような宗教を信じていたかを確定するのは、困難だということにある。ピュー研究所などはこうした主張には反対しており、身体的な迫害や政治的および文化的な圧迫の事例でみると、現在では宗教的に差別されている人々の70%以上は、キリスト教徒であるみている。

 

L’emorragia infinita  

«Noi cristiani di Aleppo abbiamo paura» scrive sull’ultimo numero della rivista «Tempi» il medico Nabil Antaki chiedendo al mondo ma anche a se stesso se restare nella Siria stritolata tra l’irriducibilità del regime di Damasco e i macellai dello Stato Islamico sia un gesto da eroi oppure da stupidi (il bel documentario di Elisabetta Valgiusti, «Syria’s Christians Exodus», racconta l’esodo di una comunità che un tempo rappresentava il 10% della popolazione e oggi affolla una su due delle tende dei campi profughi).  

 

Al Cairo, il cattolico Francis M., minoranza della minoranza copta, spiega il sostegno dei suoi correligionari al presidentissimo Sisi con il panico sperimentato in prima persona tra il 2012 e il 2013, durante il governo di Morsi e dei Fratelli Musulmani: «Anche gli amici scherzando avevano preso a dirci che dovevamo essere pronti perché prima o poi ci avrebbero espropriato di tutti nostri beni».  

 

In Iraq, dove l’esodo iniziato nel 2003 ha ridotto la presenza cristiana a meno dell’1,5%, alcune settimane fa è nata Dwekh Nawsha, la milizia cristiana della piana di Ninive che avendo finito le guance da porgere si è armata fino ai denti e combatte accanto ai peshmerga curdi per frenare l’avanzata dello Stato Islamico. La prospettiva è a dir poco plumbea a giudicare dal precedente della Repubblica Centrafricana dove nel 2013 la reazione dei cristiani anti-balaka alla guerra civile ha prodotto quella che le Nazioni Unite hanno definito «la pulizia etnica» di circa 6 mila musulmani. 

 

I cristiani vivono guardandosi le spalle in molte parti del mondo ma moltissimi, troppi, lo fanno in quello musulmano. C’è certamente una componente anti-occidentale nell’attacco alle chiese percepite come il simbolo eterno del potere bianco, eppure oggi almeno un cristiano su quattro non è occidentale.