時事イタリア語

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シリアの市民を恐怖に陥れるロシアの空爆

 シリアのホムス州のホムスの町から約12 kmほど北にあるタルビサの町に一年以上も前から妻と娘とともに住んでいるアシュラフさんに取材した。アシュラフさんは英語教師としてシリアで働いていたが、もう4年間も仕事がない。「ホムスの北の地域では一週間前から学校が再び閉鎖されている。わたしたちはできるだけ自宅に閉じこもっている。住民たちはロシアの兵士たちがいつ侵入してくるのか、心配している」という。一週間前にロシアが空爆を始めてからというもの、状況は悪化するばかりである。
 「ロシアは先週の水曜日に空爆を開始した。わたしたちは戦闘機が飛来するのを見守っていた。最初のターゲットは学校だった。15人が死亡し、約50人が負傷した。それから日曜日の空爆があった。わたしたちは25回までは数えた。空爆のターゲットはタルビサの町の5 kmほど北にある住宅街だった。死者は5名で、負傷者は数十名だった。たしかに自由シリア軍はここにいるが、本拠地は住宅街の中などにはない。イスラム国はここからはるかに離れた場所にある。タルビサから50 kmも南にいるのだ。しかしロシアは何を空爆しているのだろうか。ロシアはわたしたち住民を恐怖に陥れ、どんな政治的な解決策でも受け入れるようになることを狙っているのではないだろうか」。
 アシュラフさんは市民の活動家で、国を離れるつもりはない。「ここで何が起きているかを目撃するためにやってくるフリーランスのジャーナリストを援助している。ロシアが介入しても、シリアの戦場での兵士たちの兵力や同盟関係に変化が起きるわけではない。わたしたちは誰もが、2011年に内戦が始まったときから、プーチン大統領がアサド政権を援助していることは知っている。しかしわたしたち市民の生活は変わった。自由シリア軍は攻撃システムを熟知していて、政府軍の無線通信を傍受して、ヘリコプターやジェット機が飛来する前に、住民に警報をだしてくれた。しかしロシアの軍隊の無線を傍受することはできず、水曜日と日曜日の空襲は、まったく予期しないときに行われた。自由シリア軍はロシア軍の侵入にそなえて前線を強化しているが、ヌスラ戦線との戦術的な協定は結ばれていない。しかし新たにやってくる外国の敵にたいしては少くとも共同戦線を張ることになるだろう」という。

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“Qui ad Homs ci aspettiamo l’invasione russa”

La testimonianza di un ex insegnante d’inglese: i raid hanno colpito solo case e scuole
 
 

«Da una settimana qui, nella campagna al nord di Homs, le scuole sono di nuovo chiuse e noi cerchiamo di stare in casa il più possibile, la gente si aspetta l’invasione russa da un giorno all’altro». La voce di Ashraf va e viene, bisogna richiamare più volte. Ex insegnante di inglese disoccupato da 4 anni abita con la moglie e la figlia di un anno a Talbiseh, nella campagna a circa 12 km a nord di Homs. Da una settimana, da quando Mosca ha annunciato l’escalation nel suo coinvolgimento in Siria, la situazione va di male in peggio. 

 

«I russi hanno cominciato a bombardare mercoledì scorso, vedevamo gli aerei nel cielo, il primo obiettivo è stato una scuola, ci sono stati 15 morti e una cinquantina di feriti. Poi sono tornati all’attacco domenica, abbiamo contato 25 raid, è stata centrata una zona residenziale a 5 km a nord di Talbiseh, stavolta le vittime sono state 5 ma di nuovo abbiamo soccorso decine di feriti. Non sappiamo dove nasconderci, non ci sono basi di al Nusra qui in città, Jaish al-Fath è ad Hama e Idlib, il Free Syrian Army è qui ma le sue postazioni non sono in mezzo alle abitazioni. Quanto allo Stato Islamico poi è lontanissimo da qui, almeno 50 km a sud di Talbiseh. Ma cosa sta bombardando Mosca? La sensazione terribile è che voglia terrorizzare noi civili per spingerci ad accettare qualsiasi accordo politico».  

 

Ashraf è un attivista, un civile, non ha mai voluto lasciare il suo paese: «Aiuto i giornalisti freelance che vengono a vedere cosa sta accadendo. L’intervento della Russia non cambierà le alleanze e le forze in campo dentro la Siria, sappiamo tutti che Putin ha aiutato Damasco sin dall’inizio, nel 2011. Ma cambia la vita di noi civili. Il Free Syrian Army conosce bene i sistemi per intercettare i walkie-talkie dell’esercito governativo e finora ha sempre avvertito la popolazione degli elicotteri e dei bombardamenti in arrivo. Non ha però alcuno strumento per intercettare i soldati russi, gli attacchi di mercoledì e di domenica ci sono piombati addosso inaspettati. Adesso, in queste ore, le brigate del Free Syrian Army si stanno compattando per mettere da parte le loro divisioni interne e rafforzare la prima linea in attesa dell’invasione russa, nessun accordo neppure tattico con al Nusra ma almeno un fronte comune contro il nuovo nemico esterno».  

 

La prima linea, dice Ashraf, è a un tiro di schioppo dalle case: «Per il momento non vediamo soldati russi, non ne vediamo neppure di iraniani. Ci sono solo i governativi, siriani come noi. Poi ci sono le città circostanti che sostengono Assad, Jaboreen, Tasneen, Kafrnan, ma anche lì sono tutti siriani. La prima linea si trova a 4 km a sud di Talbiseh e a 2 km a ovest, è lì che il Free Syrian Army si sta rafforzando. Ma contro gli attacchi aerei non c’è molto che si possa fare». 

 

L’umore della gente è cupissimo. La speranza sepolta con i morti. In città manca l’acqua potabile, il pane, lo zucchero, le scuole avevano riaperto ma adesso sono chiuse di nuovo. Ma Ashraf giura che resterà a casa sua: «Vogliono mandare via le persone normali come me, ma io resto qui. Anzi. Ho un messaggio per i miei fratelli siriani che stanno scappando verso l’Europa: tornate indietro, state sbagliando, il vostro posto è qui, se ve ne andate lasceremo il paese agli estremisti di Assad e dello Stato Islamico. E ho un messaggio anche per l’Europa e gli Stati Uniti: Mosca è intervenuta pesantemente perchè il resto del mondo aspettava, adesso dovete aiutarci a metterci tutti intorno a un tavolo e porre fine a questa guerra. Tutti noi siriani di ogni partito tranne Assad e i suoi, loro si sono macchiati di genocidio, lo sa anche chi li sostiene, non c’è alcuna possibilità di pace che li includa».