Ragione e torto non sono categorie della politica internazionale; comunque qualcosa è andato storto, visto che è morto un pilota (e un altro russo è stato ucciso nell’operazione di recupero del navigatore sopravvissuto), perciò ha senso chiedersi se e cosa abbiano sbagliato le due parti.
Secondo Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa, «la Russia ha quanto meno preso la situazione alla leggera. Non si può mandare un bombardiere tattico come il Su-24 a “rasentare” lo
spazio aereo turco senza caccia di scorta. Si tratta di un eccesso di sicurezza, imperdonabile se si pensa che più volte i turchi avevano avvertito i russi, che in altre occasioni avevano già violato lo
spazio aereo di Ankara illuminando pure i caccia
F-16 con i propri Su-30SM. In mancanza di un coordinamento c’era da aspettarsi una reazione di Ankara e probabilmente con i Su-30 in scorta gli
F-16 turchi non avrebbero colpito il Su-24. In pratica Mosca ha sottovalutato l’avversario. Non è un caso che la Russia abbia annunciato il dispiegamento di batterie di missili terra-
aria S-300 nella base di Jableh, Latakia, e che da ora in poi i propri bombardieri agiranno in Siria sempre con caccia di scorta».
«In base alle prime ricostruzioni, il Su-24 sarebbe entrato nello
spazio aereo turco per pochi secondi e sarebbe stato avvertito solo dalle stazioni radar a terra e non dagli stessi
F-16. In casi come questi, la prassi prevede l’accompagnamento al di fuori dello
spazio aereo
dell’intruso, l’acquisizione visuale dello stesso, per ottenerne i
numeri di serie e denunciare eventualmente l’episodio in sede internazionale, o la sua illuminazione con il radar di controllo del tiro. Niente abbattimento, dunque, che del resto è previsto solo se l’intruso è un velivolo spia. Con i criteri di Erdogan, negli anni della Guerra Fredda sarebbero stati abbattuti aerei ogni giorno, da una parte e dall’altra».