ISTANBUL - La Turchia andrà molto probabilmente a elezioni anticipate. Lo ha annunciato il premier incaricato turco, Ahmet Davutoglu, dopo aver incontrato ad Ankara il leader socialdemocratico del partito popolare repubblicano Chp, Kemal Kilicdaroglu, e aver constatato il fallimento del tentativo di formare un governo di coalizione con il maggiore partito di opposizione. Ma Kilicdaroglu ha accusato Davutoglu e l'Akp di aver proposto al Chp "un governo elettorale, non una coalizione", un esecutivo a termine per poi tornare alle urne. Il Chp, ha incalzato Kilicdaroglu, puntava invece a un "governo di alto profilo" e di legislatura, "la Turchia ha perso un'occasione storica".

Davutoglu ha tempo sino al 23 agosto per trovare un partner di coalizione. Il premier incaricato ha aggiunto che potrebbe esserci un nuovo incontro con il leader del partito nazionalista Mhp, Devlet Bahceli, che finora ha però escluso la possibilità di entrare in un governo guidato dal partito Akp del premier incaricato. Se entro dieci giorni non verrà formato un governo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dovrà indire nuove elezioni, probabilmente in autunno. Le possibilità che l'Akp formi una coalizione con il movimento Mhp sono "molto scarse", ha dichiarato un funzionario del partito, "le elezioni anticipate a novembre molto, molto probabili".

La Turchia è senza un esecutivo a tempo pieno da quando, alle elezioni politiche del 7 giugno, il partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) del presidente Erdogan, che mirava a ottenere una larga maggioranza per intervenire sulla Costituzione per passare a un più stretto presidenzialismo, ha perso addirittura la maggioranza assoluta per la prima volta da quando ha preso il potere nel 2002. Uno stallo politico che si inserisce in un quadro di tensione generalizzato, visto che Ankara sta portando avanti una delle più grandi operazioni di sicurezza degli ultimi anni: un'offensiva oltre confine contro le milizie jihadiste dello Stato Islamico in Siria e una contro i ribelli curdi del Pkk (partito dei lavoratori del Kurdistan) nel nord dell'Iraq e nel sud-est della Turchia.

Dopo le elezioni, i colloqui tra l'Akp e le formazioni potenzialmente disponibili a formare un governo di coalizione erano iniziati con toni distesi. Ma il clima si è inevitabilmente acceso quando politici e commentatori dell'opposizione hanno accusato il presidente Erdogan, evidentemente insoddisfatto dello scenario, di ingerenze allo scopo di innescare le elezioni anticipate confidando in un risultato alle urne ben diverso da quello del 7 giugno, quando alla sconfitta elettorale dell'Akp si era aggiunta la beffa: l'esordio in Parlamento del partito filocurdo Hdp. Nel giro di appena due mesi Erdogan ha riportato i curdi allo status di nemico e la contrapposizione dovrebbe, nei suoi auspici, restituire all'Akp il consenso perso a giugno, uno dei più duri insuccessi di Erdogan. Che ieri ha detto di non essere preoccupato per un fallimento dei negoziati di coalizione, sostenendo che il loro naufragio non sarebbe "motivo di suicidio" per un leader di partito.

Come detto, in base alla costituzione il premier incaricato Davutoglu ha tempo fino al 23 agosto per trovare un accordo sulla coalizione. Erdogan ha spiegato di non avere l'autorità per estendere questa scadenza, ma al riguardo diversi commentatori hanno espresso dubbi. "Se Erdogan pensa che possa essere formato un governo, potrebbe estendere questo periodo", si legge in un editoriale sul quotidiano Hurriyet, "ma non lo farà perché in realtà non vuole una coalizione, preferisce elezioni anticipate".