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宗教的な色彩を帯びる「ナイフのインティファーダ」

 「父祖の墓」と呼ばれるマクベラの洞窟への攻撃、聖シモンの墓への攻撃、「最初の幕屋」の近くでの待ち伏せ攻撃、ヨセフの墓への放火、キドロン渓谷やアルアクサ・モスクでの衝突。これらが示すのは、「ナイフのインティファーダ」が聖なる場所を対象とするものであるということであり、これが1987年の第一次インティファーダや2000年の第二次インティファーダと、今回のインティファーダを分かつ重要な特徴である。第一次と第二次のインティファーダナショナリズム的な性格のものだったか、今回のインティファーダ宗教的な性格のものなのである。
 パレスチナ人は9月13日から、集団であるいは単独でイスラエル人を攻撃し始めたが、今回のインティファーダにはまだ明確な指導者は登場していない。それでも今回のインティファーダが、「アル・アクサ・モスク」の防衛に始まったことは明らかである。旧市街にあるこのモスクは、イスラーム教徒にとっては三番目に重要な聖所であり、705年に建設された。このモスクは、70年にローマ皇帝ティトゥスの軍隊がエルサレム神殿を破壊した場所を記念して建造されたものである。
 パレスチナアッバス大統領は、「われわれはイスラエル人がアル・アクサ・モスクに立ち入ることを望まない。われわれはこのモスクを守護する人々を支持し、このモスクを守護するために苦しめられた人々を支持する。イスラエル政府は、われわれの聖なる場所に人々が立ち入らないようにすべきである」と語っている。
 ガリレアのイスラーム運動は、「モラビトゥン」(コーランの番人を意味する)という名前の集団を作りだした。これは男性と女性の部隊に分かれて、アル・アサク・モスクを「冒涜の徒」から防衛することを任務とする集団である。そしてハマスは「アル・アサクのインティファーダ」という名称を作りだし、今回の全体の運動を掌握して、政治的な指導者であるイスマイル・ハニヤとともに率いようとしている。
 イスラエルのルーベン・リブリン大統領のもとで政府を組織しているネタニヤフ首相は、「アル・アクサの現状を尊重する」と声明しているが、これは1967年と1994年のヨルダンでの合意の産物である。しかしこの声明が効果を発揮しなかったことは、歴史家のシュムエル・ベルコヴィツ氏が説明しているように、「聖所を守る運動が始まったこと」からも明らかである。そしてこの運動はいつ、どのようにして終わるのか、誰も予言することはできないのである。
 この運動の宗教的な性格を確認するためには、攻撃が行われた場所と宗教的な意味をもつ場所の地図を重ねてみれば十分である。2014年8月のガザでの最後の衝突以降というもの、パレスチナ人によるエルサレムでの攻撃は、ヨセフの墓の近くのエリア、とくに1967年末にエルサレムを東地区と西地区に分離したグリーン・ラインに沿った場所で発生しているのである。過去3週間にパレスチナ人がナイフでイスラエル市民や兵士を攻撃したのは、つねにこのラインに沿った場所だった。
 エルサレムで特に攻撃が多発したのは、「悲しみの道」(ヴィア・ドロローサ)の始点にある旧市街のレオニ門の近くである。ユダヤ人たちはこの門を通ってユダヤ人にとっての聖所である「西壁」に行くのであり、パレスチナ人はナイフでここを通る人々を襲ったのである。レオニ門の外には、聖書に登場するキドロン渓谷があり、ここにはパレスチナ人イスラエル兵士の激しい衝突が起きたシルワン地区がある。イスラエルパレスチナの聖地であるシルワンの町も、「ダビデの町」の発掘調査に含めようとしているのである。アッバス大統領の右腕と呼ばれるサエブ・エレカット氏は、この発掘調査は、イスラエルが「エルサレムユダヤ化する」ものではないかと懸念している。そしてヨルダン川西岸地区でも、イスラームの聖所の近くで多くの衝突事件が発生しているのである。

 

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Guerra sui luoghi santi. È un’Intifada religiosa

Dalla moschea di Al Aqsa alla tomba di Giuseppe. Abu Mazen: gli israeliani stiano fuori dalla Spianata
 
 

Attacchi alla Grotta dei Patriarchi, attentati alla tomba di Simone il Giusto, agguati nei pressi del luogo del primo Tabernacolo, l’incendio alla Tomba di Giuseppe, scontri nella Valle di Kidron e la moschea di Al Aqsa come incandescente contenzioso: l’Intifada dei coltelli ha per protagonisti i luoghi santi assegnando a questa rivolta palestinese un carattere religioso che la distingue dal nazionalismo delle precedenti sollevazioni anti-israeliane, nel 1987 e 2000. 

 

I palestinesi, singoli e gruppi, che dal 13 settembre lanciano attacchi contro Israele non hanno ancora una guida riconosciuta ma il movente che li accomuna è la «difesa di Al Aqsa», la moschea della Città Vecchia terzo luogo santo dell’Islam, inaugurata nel 705 lì dove nell’anno 70 le legioni di Tito distrussero il Tempio di Gerusalemme. «Non vogliamo che gli israeliani entrino ad Al Aqsa, sosteniamo chi la protegge e chi soffre per proteggerla - afferma Abu Mazen, presidente palestinese - il governo israeliano deve stare lontano dai nostri luoghi santi». Il Movimento islamico della Galilea ha creato i gruppi di «Morabitun» - le sentinelle coraniche, divise in unità di uomini e donne - per difendere Al Aqsa dai «sacrilegi» e Hamas ha coniato l’espressione «Intifada di Al Aqsa», con il proprio leader politico Ismail Hanyeh, per impossessarsi dell’intera rivolta.  

 

Le rassicurazioni israeliane, del premier Benjamin Netanyahu come del capo dello Stato Reuven Rivlin, sul «rispetto dello status quo ad Al Aqsa» - frutto delle intese con la Giordania siglate nel 1967 e 1994 - non hanno avuto finora effetto perché, spiega lo storico Shmuel Berkovitz, «è iniziata la battaglia per i Luoghi Santi» e nessuno può dire come e quando terminerà.  

 

Per accorgersene basta sovrapporre la mappa degli attacchi a quella dei luoghi religiosi. Le coincidenze abbondano. Dalla fine dell’ultimo conflitto di Gaza, nell’agosto 2014, gli attacchi palestinesi a Gerusalemme - con trattori e auto ad alta velocità - si sono concentrati nell’area della tomba di Simone in Giusto, lungo l’ex linea verde che separava i quartieri Est ed Ovest fino al 1967, e anche nelle ultime tre settimane è sempre qui che sono avvenuti molteplici attacchi con coltelli contro passanti, agenti e soldati. 

 

Il Tempio e Maometto  

L’altra area di Gerusalemme più colpita è la Porta dei Leoni della Città Vecchia, dove inizia la Via Dolorosa, perché i terroristi la scelgono per colpire gli ebrei che la attraversano per raggiungere il Muro Occidentale, luogo più sacro dell’ebraismo. Fuori della Porta dei Leoni, nella valle biblica di Kidron, c’è il quartiere di Silwan teatro di aspre battaglie fra palestinesi e soldati poco lontano dagli scavi dell’Antica Città di Davide, considerati da Saeb Erakat, braccio destro di Abu Mazen, come «un tentativo di giudaizzare Gerusalemme». In Cisgiordania, le sovrapposizioni di moltiplicano.  

 

I luoghi degli scontri più duri sono stati finora tre: davanti all’insediamento ebraico di Beit El, dove si trova il luogo biblico del sogno di Giacobbe; attorno alla Tomba di Rachele a Betlemme, dove è stato ucciso dai soldati un palestinese di 13 anni; davanti alla Grotta dei Patriarchi di Hebron, dove ieri una palestinese ha accoltellato una agente della Guardia di Frontiera.  

 

I gruppi palestinesi autori delle violenze scelgono questi luoghi per battersi - lo conferma l’incendio della Tomba di Giuseppe a Nablus - con il risultato di esaltare gli aspetti religiosi della rivolta. Come ha fatto la cellula di Hamas che ha ucciso i coniugi Henkin bersagliandone l’auto davanti all’insediamento di Shiloh, dove secondo la Bibbia venne edificato il primo Tabernacolo. La tesi di Taissir Dayut Tamimi, maggiore autorità islamica dell’Autorità palestinese, sul «Tempio di Gerusalemme mai realmente esistito» perché «il Muro del Pianto era solo il luogo dove Maometto legò il suo cavallo Burqat» aggiunge ulteriori tasselli all’identità di una rivolta che Rivlin ammette di temere perché «rischia di trasformare il nostro conflitto con i palestinesi da nazionale a religioso».